Il Graal

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bulletDue romanzi sul Graal - Il Codice da Vinci e Rapsodia per l'unicorno.
bulletI Cavalieri Templari

 

Cos'è il Graal?

Il termine Graal deriva dal latino Gradalis, con cui si designa una tazza, un vaso, un calice, un catino. Questi  oggetti nella mitologia sono i simboli del grembo fecondo della Grande Madre, la Terra, e portano vita e abbondanza. La coppa della vita dei Celti è il "Calderone di Dagda", portato nel mondo materiale dai Tuatha De Danaan  rappresentanti ultraterreni del "piccolo popolo"(il magico popolo degli abitatori dei boschi, fate, streghe, gnomi e folletti). Molti eroi celtici hanno avuto a che fare con magici calderoni. La tradizione cristiana annovera almeno due sacri contenitori: il Calice dell'Eucarestia e - sorprendentemente - la Vergine Maria. Nella " Litania di Loreto", antica preghiera dedicata a Maria, essa è descritta comeVas spirituale, vas honorabile, vas insigne devotionis, ovvero "vaso spirituale, vaso dell'onore, vaso unico di devozione": nel grembo (vaso) della Madonna, infatti, la divinità era divenuta manifesta.

Forse, quando, alla fine del XII° secolo, Chretien de Troyes decise di introdurre nella materia arturiana il motivo del "Vaso Sacro ", lo fece perché era al corrente dei miti celtici del Calderone e l'argomento gli sembrò particolarmente in tema. Forse esisteva già una tradizione orale sul Graal e Chretien si limitò a metterla per iscritto. Forse (è l'ipotesi più probabile) elaborò in termini cristiani le antiche leggende sui contenitori sacri. Il Graal arturiano fu descritto per la prima volta da Chretien intorno al 1190 in "Perceval le Gallois ou le Compte du Graal".
La parola "Graal" è utilizzata con il significato generico di coppa e fa parte di un gruppo di oggetti egualmente dotati di poteri mistici, ma non ha comunque alcuna associazione con il sangue di Gesù.
Solo nel successivo "Joseph d'Arimathie - Le Roman de l'Estoire dou Graal", un testo arturiano del cosiddetto "Ciclo della Vulgata" (dove però Re Artù non compare) scritto da Robert de Boron intorno al 1202, il Graal viene descritto come il calice dell'Ultima Cena, in cui Giuseppe d'Arimatea aveva raccolto il sangue di Gesù crocifisso.

Ma perché il calice fu portato proprio in Inghilterra? I sostenitori della sua esistenza materiale avanzano delle ipotesi piuttosto ardite. Durante gli anni sconosciuti della sua vita, prima della predicazione, Gesù avrebbe soggiornato per un certo periodo in Cornovaglia e avrebbe ricevuto in dono una coppa rituale da un Druido. Dopo la crocefissione, Giuseppe d'Arimatea, discepolo e forse zio di Gesù, avrebbe voluto riportarla al donatore ulteriormente santificata dal sangue di Cristo; il Druido in questione era Merlino, trait d'union  tra la religione celtica e quella cristiana (lo stesso che ritroviamo cinquecento anni dopo quale consigliere di Artù?). Comunque sia, le peripezie subite dal Graal dopo il suo arrivo in Inghilterra variano in modo considerevole a seconda delle varie fonti.  Ad ogni modo, secoli dopo, il Graal è, di fatto, perduto. Sulla Britannia si abbatte una maledizione chiamata dai Celti Wasteland ("La terra desolata"), uno stato di carestia e devastazione sia fisica che spirituale.  Per annullare il Wasteland - spiega Merlino ad Artù - è necessario ritrovare il Graal, simbolo della purezza perduta. Uno dei cavalieri della Tavola Rotonda, Parsifal, ispirato da sogni e presagi, superando una serie di prove, rintraccia Corbenic, il Castello del Graal e giunge al cospetto della Sacra Coppa. Non osa però porre le domande "Che cos è il Graal? Di chi esso è servitore?", contravvenendo così al suggerimento evangelico "Bussate e vi sarà aperto". Il Graal scompare di nuovo. Dopo che il cavaliere ha trascorso alcuni anni in meditazione, la ricerca riprende. Finalmente Parsifal (o Galaad) pone il quesito e il Wasteland finisce. Re Artù muore a Camlann e Merlino sparisce nella sua tomba di cristallo (o d'aria ). Il Graal viene riportato in medio oriente da Parsifal e Galaad. Per secoli non se ne sente più parlare, finché, verso la fine del XII° secolo, esso torna improvvisamente alla ribalta. Come mai? Cos'aveva ridestato l'interesse nei confronti di un mito apparentemente dimenticato? La maggior parte degli studiosi concordano nel ritenere le Crociate l'avvenimento scatenante. A partire dal 1095 molti cavalieri cristiani si erano recati in Terra Santa ed erano entrati per forza di cose in contatto con le tradizioni mistiche ed esoteriche del luogo: sicuramente qualcuna di esse parlava del Graal, un sacro oggetto dagli straordinari poteri. Grazie ai Crociati, la leggenda raggiunse l'Europa e vi si diffuse. C'è anche chi ritiene che il Graal sia stato rintracciato dai Cavalieri Templari (v. articolo in fondo alla pagina)  e riportato nel vecchio continente. In tal caso vi si troverebbe ancora. Innumerevoli i probabili luoghi in cui sarebbe stato nascosto, molti anche in Italia,  Torino, a Castel del Monte, nella nicchia del "Sacro Volto" a Lucca, nella cattedrale di Modena, sul cui portale sono riprodotti i cavalieri di Re Artù, nella cattedrale di Otranto, ove si trova un mosaico raffigurante Artù a cavallo di un gatto selvatico.  Ma uno dei luoghi più accreditati sarebbe la cappella di Rosslyn, costruita proprio dai discendenti dei Templari più di cinque secoli fa in terra di Scozia e resa celebre dal  famoso thriller esoterico di Dan Brown "Il Codice da Vinci", ma prima di lui anche dai ricercatori britannici Knight e Lomas nell'affascinante indagine dal titolo "La chiave di Hiram".

Ma non in tutte le tradizioni il Graal è un calice, infatti esso è stato associato anche a un libro scritto da Gesù Cristo alla cui lettura può accedere solo chi è in grazia di Dio .

Intorno al 1210, nel poema "Parzival", il tedesco Wolfram Von Eschenbach conferì al Graal ulteriori connotazioni, non più una coppa, bensì " una pietra del genere più puro (...) chiamata lapis exillis. Se un uomo continuasse a guardare( la pietra) per duecento anni, (il suo aspetto) non cambierebbe". Il termine lapis exillis  è stato interpretato come "Lapis ex coelis", ovvero pietra caduta dal cielo: e, difatti, Wolfram scrive che la pietra era uno smeraldo caduto dalla fronte di Lucifero e portato a terra dagli angeli rimasti neutrali durante la ribellione.

Dunque non si conosce esattamente la sua natura: forse è una pietra, forse è un libro, forse un contenitore; è certo che permette di abbeverarsi (l'ultima cena), ma vi si può anche versare qualcosa (il sangue di Cristo crocefisso). Può guarire le ferite, dona una vita lunghissima, garantisce l'abbondanza, trasmette e garantisce la conoscenza, ma è anche dotato di poteri terribili e devastanti. La tradizione sull'esistenza di un oggetto con questi poteri è antichissima e diffusa in una vasta zona dell'Asia, del Nord Africa e dell'Europa; il Graal è forse stato identificato con nomi diversi (la "Lampada di Aladino", il "Vello d'Oro", l'"Arca dell'Alleanza").

Lo scrittore inglese Graham Hancock in "Il mistero del sacro Graal. Alla ricerca dell'Arca dell'Alleanza" (1995) ipotizza che il Graal simboleggi l'Arca dell'Alleanza, costruita dall'antico popolo israelitico per contenere le tavole dei Dieci Comandamenti, venerata nei secoli come simbolo della presenza di Dio sulle terra, dotata di poteri straordinari, inspiegabilmente scomparsa dal Tempio di Salomone nel sesto secolo prima di Cristo, senza lasciare traccia, ma che forse si trova attualmente in Etiopia ad Axum.

Ad ogni modo il Graal, con qualunque cosa si identifichi materialmente,   è un oggetto materiale e spirituale insieme. 

Per gli antropologi è un corpus di dottrine elaborato attraverso i secoli. Per la tradizione cristiana rappresenta l'evangelizzazione del mondo barbaro, operata dai missionari (Giuseppe d'Arimatea), stroncata dalle persecuzioni e ripresa da un gruppo di uomini di buona volontà guidati da un sacerdote (Merlino), o ancora, la cacciata dall'Eden (il Wasteland ) e la successiva redenzione grazie all'intervento di Gesù. Per gli esoteristi Renè Guenon e Julius Evola, il Graal è il cuore di Cristo, potente simbolo della religione primordiale praticata ad Agharti, di cui Gesù sarebbe stato un esponente. Per gli alchimisti rappresenta la conoscenza, e la sua ricerca equivale a quella della Pietra Filosofale o dell'Elisir di lunga vita. Per Carl Gustav Jung è un archetipo dell'inconscio. Ci credeva e lo fece cercare anche Hitler per il quale era uno strumento magico con cui ottenere il potere assoluto. Per gli autori di romanzi di fantascienza e i fautori dell'ipotesi extraterrestre è un'apparecchiatura proveniente dallo spazio, o qualcosa che ha a che vedere con i terribili poteri della fusione nucleare. 

E per i giornalisti Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln è ancora un altra cosa. Infatti una delle possibili etimologie di Graal comprende l'attributo "San": "San Graal" sarebbe l'errata trascrizione di "Sang Real", ovvero "Sangue Reale" e designerebbe una dinastia (per l'occultista inglese, Dion Fortune, quella dei sacerdoti di Atlantide). La stirpe di cui i ricercatori Baigent, Leigh e Lincoln avrebbero scoperto l'esistenza, dopo un appassionata ricerca, sarebbe quella di Gesù. Salvatosi dalla crocefissione, avrebbe generato dei figli, da cui sarebbe nata la dinastia francese dei Merovingi. L'ipotesi, descritta in "The Holy Blood and the Holy Grail" (Il mistero del Graal, 1982) non si ferma qui. Certe misteriose carte rinvenute nel 1892 dal parroco Berenger Saunière dietro l'altare della chiesa di Rennes-Le-Chateau sarebbero state il punto di partenza per il ritrovamento di altri documenti i quali proverebbero che, lungi dall'essersi estinti nel 751, i Merovingi (e quindi gli eredi diretti di Cristo) sono ancora tra noi, accuratamente protetti da un'antica società iniziatica denominata Il "Priorato di Sion". Come i "Superiori Sconosciuti" di Agharti, i membri del Priorato - di cui sono stati Gran Maestri, tra gli altri, Nicolas Flamel, Leonardo da Vinci, Ferrante Gonzaga, Robert Fludd, Victor Hugo, Claude Debussy, Jean Cocteau - costituiscono una "Sinarchia" o governo occulto che, ormai da quasi un millennio, influisce sulle scelte (politiche o d'altro genere) dei governi ufficiali. Purtroppo - fanno rilevare Baigent, Leigh e Lincoln nel seguito di "The Holy Blood and the Holy Grail", intitolato "The Messianic Legacy" (L'eredità messianica, 1986) - negli ultimi tempi il "Priorato" si è parzialmente corrotto, e alcune sue frange mantengono stretti contatti con la Mafia, la P2 e altre associazioni deviate.

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Due romanzi sul Graal

Ed è ispirandosi a quest'ultima teoria che lo scrittore americano Dan Brown ha pubblicato quello che ormai è un best-seller di fama internazionale  "Il Codice da Vinci". 

“Il Codice da Vinci “di Dan Brown e la ricerca del Graal. La discendenza reale di Gesù. Successo mondiale sullo sfondo di una verità nascosta da 2000 anni o bufala ben congegnata?  

Si tratta di un "thriller" avvincente e ben architettato, ma non deve il proprio successo alle vicende pur intriganti che narra quanto alle teorie che gli fanno da sottofondo che riconducono ad una millenaria cospirazione intesa a nascondere uno sconvolgente segreto sulle origini del cristianesimo che, se rivelato, farebbe crollare i presupposti sui cui si basa la Chiesa cambiando la storia del mondo.  

Da quando è uscito, in Italia intorno alla fine dello scorso anno, si è sempre mantenuto nelle prime posizioni delle classifiche dei più venduti e sembra aver venduto finora nel mondo 14 milioni di copie. E’ certo che sta suscitando una catena di polemiche come se non si trattasse di un romanzo, ma di una sorta di rivelazione che crea scompiglio e imbarazzo tra le parti in causa, nella realtà così come nella finzione.

Il curatore del Museo del Louvre, Jacques Saunière (ai più questo cognome può dire poco, ma come vedremo non è un nome scelto a caso) viene trovato assassinato in una sala a pochi passi dalla Monna Lisa di Leonardo da Vinci, disteso come l'uomo di Vitruvio dello stesso da Vinci. Prima di morire è riuscito a scrivere uno strano messaggio che trascinerà sulla scena del delitto, prima Robert Langdon esperto di simbologia e successivamente Sophie Neveu crittologa della polizia scientifica di Parigi che si rivelerà essere poi la nipote del curatore assassinato.
Una serie di colpi di scena in rapida successione porteranno alla luce misteri sempre più fitti ed inquietanti.

Un meccanismo criptato, fatto di messaggi, indovinelli, anagrammi da decifrare che si amalgamano con l’analisi della simbologia di capolavori dell’arte, porterà i vari personaggi ad accedere a segreti sempre più occulti e a risalire per una strada tutta irta di pericoli mortali nella quale sono coinvolte organizzazioni attualmente esistenti e personaggi di influenza mondiale di tutti i tempi.

Leonardo da Vinci L'ultima cena.jpg (188574 byte) Tra i capolavori dell'arte citati nel romanzo, “Il cenacolo” di Leonardo da Vinci, che è oggetto di un'analisi volta a prospettare l'ipotesi che uno dei personaggi rappresentati non sia, come generalmente creduto,  l'apostolo Giovanni, ma la Maddalena, ed effettivamente a ben guardare non si può negare che ci sia nel suo aspetto un che di femmineo. Leonardo Da Vinci sarebbe stato infatti a conoscenza che alle origini del cristianesimo il ruolo della donna era ben diverso da quello impostole dalla Chiesa, istituzione da sempre profondamente misogina, e che la Maddalena sarebbe stata seguace e sposa del Cristo. 

Non mancano poi nel romanzo continui rimandi a personaggi storici, scienziati e artisti, quali lo stesso Da Vinci  e Newton, letterati quali Walther Scott, principi e re della dinastia dei Merovingi, fino ad arrivare ai tempi moderni con Kubrick e persino Disney, fino a Mitterand, accreditato quale massone ed esoterista.

Sullo sfondo delle vicende narrate, da un lato la Chiesa cattolica e l'Opus Dei, dall'altro il Priorato di Sion, leggendaria setta di cui si è detto di tutto e di più e che avrebbe avuto tra i vari Gran Maestri personaggi quali Botticelli, Newton e lo stesso Leonardo da Vinci, e il cui braccio militare nei passati e lontani secoli sarebbe stato l'Ordine dei Cavalieri del Tempio (i Templari).

Una ricerca estenuante contro il tempo porterà i vari personaggi nei luoghi già abbondantemente citati nella letteratura del genere, in primo luogo la cappella di Rosslyn (si veda anche la Chiave di Hiram di Knight e Lomas).

Al centro un segreto occultato da duemila anni che alcuni vorrebbero svelare e altri tenere celato per sempre, e per il quale  gli uni e gli altri sono disposti ad uccidere.

Nel complesso “Il Codice da Vinci” si legge piacevolmente, è avvincente e ben architettato, ma non deve il proprio successo alle vicende pur intriganti del thriller quanto alle teorie che gli fanno da sottofondo. Infatti il romanzo rappresenta una forma di sintesi finale di alcune idee sicuramente suggestive e affascinanti, anche se non nuove né necessariamente più vere di quelle ufficialmente accreditate, al cui centro è l’essenza del Graal.

Questo infatti non sarebbe la leggendaria coppia usata durane l’ultima cena e nella quale poi Giuseppe di Arimatea avrebbe raccolto il sangue di Cristo, ma significherebbe Sangue Reale (Sang Real da cui deriverebbe Sacro Graal) nel senso di una linea di successione originatasi direttamente da Gesù. Secondo quest'ipotesi, Gesù (che sia morto o meno sulla croce) avrebbe avuto dei figli da Maria Maddalena la quale sarebbe poi fuggita con loro in Francia. I loro discendenti avrebbero dato origine alla dinastia Merovingia che dominò la Francia dal 476 al 750 A.D. Goffredo di Buglione, discendente della linea merovingia nel 1099, dopo la presa di Gerusalemme, fondò l'Ordine dei Cavalieri di Nostra Signora di Sion. Qualche anno dopo fu costituito l’Ordine dei Templari, un ordine di monaci guerrieri, ufficialmente con lo scopo di difendere i pellegrini che si avventuravano in terrasanta, in realtà con quello di scavare sotto le rovine dell’ultimo tempio di Gerusalemme, quello distrutto dai Romani nel 70 D.C., alla ricerca del Graal, ovvero dei documenti probatori dell’effettiva essenza del Graal. Trovarono qualcosa? Probabilmente si e in conseguenza di ciò si sarebbero notevolmente arricchiti fino ad assumere un grande potere economico e non solo, tanto che prestavano denaro a tutti i sovrani d’Europa, finché il re di Francia Filippo il Bello in accordo con il Papa ne ordinò l’arresto in massa nella notte del 13 ottobre 1307. Sembra tuttavia che alcuni di loro siano riusciti a fuggire portando con sé il proprio segreto e i documenti che lo contenevano e che oggi l’uno e gli altri siano custoditi dalla fantomatica organizzazione denominata “Priorato di Sion”.

Su dove siano finiti i documenti ci sono le più diverse teorie di cui una riconduce a Rennes Les Chateau , piccolo paese dei Pirenei, salito alla ribalta della cronaca nel 1968 quando Gerard De Sède, esoterista e scrittore specializzato in saggi sui tesori nascosti, pubblicò un intrigante volume dal titolo “Le Tresor Maudit” (Il tesoro maledetto) nel quale si raccontava di presunte pergamene trovate dal parroco di Rennes, Bérenger Saunière (ecco il perché del cognome del conservatore del Louvre nel romanzo di Dan Brown) negli anni ’90 del XIX° secolo durante opere di restauro della chiesa parrocchiale, pergamene che avrebbero contenuto la storia del Sang Real, un mistero accuratamente nascosto dalla Chiesa, in primis dall'Imperatore Costantino che cancellò i riferimenti da cui si potevano trarre le debite considerazioni, in primo luogo l'elemento femminile sempre duramente respinto dalla Chiesa (si pensi alla caccia  alle streghe). Saunière avrebbe messo a profitto la scoperta di un segreto di tale portata trasformandolo in un sacco di denaro (ma ad onor del vero bisogna anche dire che Saunière fu accusato di simonia e forse in questa pratica, più realisticamente,  starebbe la fonte della sua ricchezza).

Poussin Les Bergers d'Arcadie II.jpg (76212 byte)La storia del parroco di Rennes e dell’essenza del Graal, il cui significato la Chiesa avrebbe occultato da 2000 anni, ma le cui prove sarebbero custodite dal fantomatico “Priorato di Sion” era stata riesumata nel best-seller sopra citato, “Holy Blood, Holy Grail” ( in Italia uscito con il titolo “Il Santo Graal - Una catena di misteri lunga 2000 anni”) di Michael Baigent, Richard Leigh ed Henry Lincoln, uscito negli anni ’80 del secolo scorso, dove peraltro si sostiene che Saunière avrebbe mostrato le pergamene da lui rinvenute ad alcuni esperti di Parigi e là avrebbe anche acquistato una riproduzione di un dipinto di Nicolas Poussin  realizzato nel 1640 dal titolo “I pastori d’Arcadia” in cui i personaggi raffigurati indicano un sarcofago con la scritta “Et in Arcadia ego”. Il sarcofago sarebbe stato riconosciuto da Saunière come identico ad uno posto a poca distanza da Rennes-le-Chateau. La frase sarebbe un anagramma di “I tego arcana Dei” (vattene, nascondo il segreto di Dio). Il sarcofago conterebbe le spoglie mortali di Cristo.

Ultimamente se ne sta parlando molto su riviste del settore, ma non solo. Anche l’ultimo numero di “Focus”, rivista di divulgazione scientifica, dedica alcuni articoli al ritorno di un mito millenario, il Graal, e prende in esame la teoria avanzata da “Holy Blood, Holy Grail” e da “il Codice da Vinci”  pur concludendo che trattasi di una bufala ben congegnata.

Ad ogni modo è un dato di fatto che il romanzo è stato notevolmente attaccato da personaggi vicini alla Chiesa, come Massimo Introvigne studioso di storia delle religioni e direttore del CESNUR (centro di studi sulle nuove religioni), il quale ha dedicato al romanzo ben due articoli, dal titolo Il Codice da Vinci: ma la storia è un'altra cosa e Beyond "The Da Vinci Code": What is the Priory of Sion? , e dall’Opus Dei che lo hanno definito storicamente inaccettabile.

Ma, ci si potrebbe domandare, cosa significa "storicamente inaccettabile" in relazione ad un thriller e perché tanto accanimento se si tratta di paccottiglia?  

Rapsodia per l'Unicorno di Oscar Cappelli

Sempre sull’onda di questo rinnovato interesse per i temi che fanno da sfondo al "Codice da Vinci" è uscito per l’editrice Christoffel & Le Cordier (che vende solo su internet) un romanzo dal titolo “Rapsodia per l’unicorno” di Oscar Cappelli, al cui centro è un intrigo politico finanziario che vede coinvolti poteri politici ed economici, mafia e Chiesa, ma sullo sfondo ancora una volta una cospirazione che nasconde alla cristianità la stessa verità sconvolgente. Pur con diverse variazioni sul tema, che questa volta contempla anche viaggi nel tempo e memoria genetica, la teoria sostenuta è dunque la stessa. Tra le prove ancora una volta il famoso e discusso quadro di Poussin, anzi i due quadri con lo stesso titolo e lo stesso soggetto, ma dipinti a distanza di venti anni l'uno dall'altro, il primo, secondo l' autore, di impianto più classico, il secondo espressione invece di una raggiunta piena consapevolezza del significato reale del sepolcro raffigurato.

 

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Ma poiché più volte in questa sezione è stato fatto riferimento ai Cavalieri Templari mi sembra opportuno parlarne un po' più approfonditamente.

I Cavalieri Templari

L’indagine storica attribuisce la fine dei Templari all’enorme potere economico e all’indebitamento eccessivo nei loro confronti da parte di Filippo IV di Francia. Quando gli interessi di quest’ultimo  vennero troppo compromessi dal vasto potere templare, egli, con la collaborazione del Papa Clemente V, fu l’artefice della fine dell’Ordine. Così il 13 ottobre 1307 Filippo IV ne fa arrestare in massa i membri sul territorio francese. I Templari sono accusati di eresia, di sodomia, di adorare una testa barbuta chiamata baphomet, di darsi l’autoassoluzione dei peccati, di sputare sulla croce, di rinnegare la divinità del Cristo. A seguito di successivi decreti del Papa i cavalieri sono perseguitati anche in altri paesi europei. Sette anni dopo, il 18 Marzo 1314, l’ultimo gran maestro dell’Ordine, Jacques de Molay, è arso sul rogo a Parigi.

Da questi tragici eventi nacquero molte leggende su una presunta maledizione dei Templari e sulla loro riorganizzazione altrove. 

L'aneddotica vuole che prima dell'esecuzione Jacques de Molay abbia invitato Filippo il Bello e Clemente V a comparire di fronte al tribunale di Dio. La morte entro l'anno di entrambi i personaggi non fece altro che rafforzare l'idea comune che egli fosse caduto vittima di un'ingiustizia e che la maledizione avesse cominciato ad agire.

L’esoterista Eliphas Levi (1810 -1875) riferisce ancora che alla morte di Luigi XVI, sul patibolo, un vecchio dalla lunga barba intrisa di sangue gridò con voce terribile: " Popolo francese, io ti battezzo nel nome di Jacques de Molay e nella libertà ".

Quanto alla sopravvivenza dei Templari è certo che molti sovrani e nobili inizialmente li sostennero e dissolsero l'Ordine nei loro reami solo quando fu loro comandato da papa Clemente V. I cavalieri che riuscirono a fuggire ebbero pertanto il tempo di riorganizzarsi. Successivamente allo scioglimento dell’Ordine ne nacquero altri, specialmente nella penisola iberica i cui regnanti erano fortemente legati ai Templari per il loro importante contributo alla “riconquista”, ma furono anche utilizzati ordini preesistenti in cui farli confluire. In Portogallo il nome dell'Ordine fu cambiato in "Ordine di Cristo" e si ritiene che  abbia contribuito alle prime scoperte navali portoghesi; i Cavalieri infatti erano anche valenti marinai e, nel periodo del loro splendore, proprietari di un’enorme flotta, con la quale, secondo interpretazioni un po’ fantasiose, avrebbero persino raggiunto il continente americano prima di Colombo. Il principe Enrico il Navigatore (1394 - 1460) guidò tale Ordine per vent'anni, fino alla propria morte. In Scozia si rifugiarono presso Robert Bruce che essendo scomunicato non sottostava alle direttive papali che ordinavano a tutti i regnanti di Europa di perseguire i Templari . La leggenda dice che un contingente di Templari avrebbe partecipato alla battaglia di Bannockburn nel 1314 nella quale Robert Bruce sconfisse Edoardo II d’Inghilterra conquistando così il trono di Scozia.

Recentemente l’interesse verso l’argomento degli ordini cavallereschi medievali, e in particolare per i Templari, é stato alimentato dall’uscita di alcuni best-seller, tra cui il famosissimo “Codice da Vinci” di Dan Brown, che mescolando insieme fantasia e storia, hanno creato un “cult”, con la costante presenza dei Templari dietro le quinte della storia insieme a sette gnostiche, confraternite sataniche, spiritisti, ordini pitagorici, rosacrociani, illuminati, massoni e Priorato di Sion, tanto da far dire ad Umberto Eco che “l'unico modo per riconoscere se un libro sui Templari è serio è controllare se finisce col 1314, data in cui il loro Gran Maestro viene bruciato sul rogo”.

Tuttavia la riesumazione di detti argomenti merita un serio e accurato approfondimento. Infatti insieme a molta “fantastoria” non mancano indagini serie o almeno plausibili sulle presunte conoscenze segrete dei Templari.

Tutta la storiografia c.d. di frontiera parte dal presupposto che i Templari si fossero dati ad una scrupolosa campagna di scavi nel luogo ove sorgeva il Tempio di Salomone, o Primo Tempio, costruito, secondo la Bibbia, dal Re Salomone nel X° secolo a.C., completamente distrutto da Nabucodonosor II nel 586 a.C., ricostruito (Secondo Tempio) dagli ebrei al ritorno dall'esilio babilonese a partire dal 536 a.C., ampliato da Erode il Grande verso il 19 a.C. e terminato in tutte le sue parti solo nel 64 d.C., per essere nuovamente distrutto dall'imperatore Tito nel 70 d.C. (oggi ne resta solamente il muro occidentale di contenimento, detto comunemente, Muro del Pianto). Il disseppellimento di antiche scritture avrebbe posto questi uomini nella condizione, praticamente unica nel XII° secolo, di interpretare e valersi di tali testi. Vi è pertanto una reale possibilità che il contenuto di uno o più documenti rinvenuti dai Templari sia stato di sprone all’elaborazione di convinzioni che l’ortodossia definì eretiche e al diffondersi di insolite pratiche rituali.

Nell’intrigante indagine sulle origini della Massoneria di Cristopher Knight e Robert Lomas, dal titolo “La Chiave di Hiram”, si sostiene  appunto che i cristiani primitivi seppellirono i loro preziosissimi manoscritti a Gerusalemme, sotto il tempio di Erode, poco prima che i romani distruggessero la città, decimandone gli abitanti, nel 70 d.C. Rimasti occultati al mondo per oltre un millennio, i papiri furono clandestinamente riesumati dai Templari, che si appropriarono degli antichi insegnamenti e dei rituali in essi contenuti. Alla fine di un lungo e affascinante lavoro di investigazione, Knight e Lomas arrivano alla conclusione che l'ultimo nascondiglio dei manoscritti sia un misterioso edificio costruito dai discendenti dei Templari più di cinque secoli fa in terra di Scozia (la famosa cappella di Rosslyn), che sarebbe la fedele e dettagliata ricostruzione del tempio di Erode. Quanto al contenuto di questi documenti esso sarebbe così esplosivo da essere in grado di mettere in ginocchio la dottrina e l’insegnamento della Chiesa di Roma, con un’interpretazione del tutto inedita degli scritti del Nuovo Testamento.

Mi sembra peraltro qui interessante riportare una frase degli autori che mette in relazione il presunto ritrovamento archeologico con un rituale massonico:” Procedemmo lungo tale percorso, vedendo in esso la nostra migliore intuizione, ignari che la prova di un importante ritrovamento archeologico da parte dei Templari si trovava praticamente sotto il nostro naso, custodita nel rito di un grado massonico non ancora raggiunto”. 

Si tratta del XXX° grado "Cavaliere Kadosch"(Kadosch in ebraico significa “santo” “puro”) del Rito Scozzese Antico e Accettato in cui la simbologia è strettamente legata all'Ordine dei Templari. Gli obiettivi di questo grado sono indicati nel dialogo del rituale d'iniziazione dove si persegue la ricostruzione dell'Ordine e la "vendetta" (simbolica) come seguaci di Jacques de Molay. Sembra logica conseguenza pensare che tale  grado sia stato istituito in Scozia da alcuni capi Templari, sfuggiti all'eccidio di Parigi.

Nell’introduzione al rituale si legge:

 “Voi dovete pensare che i Cavalieri del Tempio, non invano percorsero durante due secoli, quel vecchio Oriente ove era fiorito l’albero della scienza del bene e del male. Dal contatto loro con le scuole più vicine alla culla delle tradizioni cristiane, più imbevuta della cultura antica e più avanzata sulla via della gnosi, essi avevano appreso cose delle quali vollero assicurare la trasmissione, fondando tra loro il Collegio dei Kadosch, che pretende dare ai vecchi simboli una interpretazione complementare e finale. Sono questi insegnamenti che dobbiamo presentarvi.”

Ora credo che la frase dell’introduzione al rituale dei Cavalieri Kadosh, sopra riportata, ci possa dire molto e non tanto che i Templari trovarono davvero degli antichi papiri in grado di far tremare le fondamenta della Chiesa, di cui non esiste alcuna prova certa, ma che essi in Oriente vennero in contatto con delle conoscenze che l’ortodossia cristiana aveva occultato. E non mancano le testimonianze in questa direzione.

Tanto per citarne una, a conferma dell’esistenza di un segreto all’interno del Cristianesimo, il teologo catalano Raimondo Lullo (1235-1316), due anni dopo il fatidico arresto dei templari del 13 ottobre del 1307, scriveva:

“Ci sono tra i cristiani molti segreti, di cui uno in particolare può causare un’incredibile rivelazione, proprio come quella che sta emergendo dai Templari ”.

Ma come i Templari sarebbero venuti a conoscenza di questi segreti? Anche se non ci sono le prove che ritrovassero antichi documenti, certamente in Oriente essi vennero in contatto con il cristianesimo primitivo e con gli insegnamenti gnostici (dalla parola greca γνσις ovvero conoscenza), nonché ovviamente con l’islamismo e alcune sue derivazioni, come il sufismo.

Quando il Cristianesimo, emancipatosi dalla legge mosaica, prese piede nella società greco-romana, si divise in più scuole. Quella che trionfò nella costituzione della ortodossia proscrisse le rivali. Fra queste ultime figuravano, in prima fila, le sette uscite dal movimento gnostico le quali, a differenza della Chiesa che, dalla costituzione della detta sua ortodossia, scoraggia la scienza od almeno non la favorisce, si preoccupano innanzi tutto della ricerca della Verità per essa stessa. Per le sette gnostiche vi sono verità da prendere presso tutte le religioni (sincretismo). Lo gnosticismo può infatti apparire come un mero sincretismo di tutti i sistemi religiosi dell'antichità (religioni misteriche, astrologia magica persiana, zoroastrismo, ermetismo, Kabbalah, filosofie ellenistiche, giudaismo alessandrino, cristianesimo dei primi secoli). Ma soprattutto ciò che lo distingue dal cristianesimo ortodosso è l’identificazione del Dio veterotestamentario con la potenza inferiore del Demiurgo, mentre il Dio neotestamentario sarebbe l’essere perfetto ed eterno, il Dio primo, l‘Uno. Il Cristo sarebbe una emanazione dell’Uno, inviato sulla terra per rendere gli uomini consci di possedere in sé una scintilla divina. Non si incarnò in Gesù, ma fece in modo che gli uomini percepissero la sua illusoria realtà umana come reale: egli non sarebbe morto crocifisso, ma sarebbe ritornato direttamente al suo mondo superiore. Da qui il rifiuto di venerare la Croce.

E se i Templari avevano conosciuto e forse in parte accolto queste dottrine si capisce come sia stato facile accusarli di eresia, trovando così un pretesto per porre fine ad un Ordine che era diventato troppo potente e in cui il potere  politico ed ecclesiale vedevano una minaccia.

Un’altra tra le principali accuse  formulate a carico dell’Ordine riguardava le intese dei Templari con i principi mussulmani. Ed è molto probabile che in tempo di pace o di semplice armistizio si fossero instaurate delle relazioni di cortesia ed anche di reciproca stima che contribuirono certamente alla circolazione delle idee. E a quei tempi dottrine panteistiche, gnostiche e manicheiste erano penetrate anche nell’islamismo allorché questi aveva assorbito le scuole filosofiche d’Egitto, di Siria e di Persia e riesumato i testi di Aristotele quasi completamente perduti in occidente. Da questo miscuglio erano sortiti movimenti mistici nonché un certo numero di sette conservanti appena le apparenze mussulmane, quali i Drusi e gli Ismaeliti, che avevano dato vita ad una religione esoterica e i cui adepti venivano reclutati con un sistema complesso di iniziazione. Inoltre i Templari combatterono ma vennero anche in contatto con gli arabi  di Spagna, e forse conobbero l’opera di Averroè (filosofo, medico, matematico nato a Cordova nel 1126 e morto a  Marrakesh nel 1198) il quale sosteneva che la verità si poteva raggiungere sia attraverso la religione che la filosofia.

Si vede pertanto da quante fessure le credenze eterodosse potevano essere entrate nell’Ordine del Tempio. Il Cavaliere che aveva combattuto in Oriente e in Spagna, fra i principi mussulmani, che aveva soggiornato fra gli Albigesi, nelle comanderie di Provenza, e in Sicilia, alla Corte di Federico II, era entrato in contatto con tesi assai diverse da quelle dell’ortodossia.

 

Per quanto poi riguarda espressamente la sopravvivenza dell’Ordine dei templari e/o la lora confluenza nella massoneria ci sono diverse testimonianze.

L’esoterista  Stanislao De Guaita (XIX° sec.) decisamente dichiara: "L'indomani della morte di Giacomo de Molay il cavaliere Aumont e sette Templari, travestiti da muratori, raccolgono pietosamente le ceneri del rogo. L'Ordine dei liberi Muratori è nato ".

E il cardinale di Westminster Henry Edward Manning (1808-1892) così scrive:

“La Francia meridionale era un focolaio di eresia e questa regione era una delle preferite dalle Corporazioni muratorie. Si afferma che fin dal XII secolo le logge delle corporazioni godevano protezione speciale dai cavalieri templari. In tal modo è facile comprendere come le allusioni simboliche a Salomone e al suo Tempio siano passate nel rituale muratorio.”

Dopo la proscrizione dell’Ordine, i cavalieri templari avrebbero dunque cercato un rifugio per le loro persone, per i loro simboli e per le loro conoscenze, nelle Corporazioni muratorie che avevano raggiunto nel XIV° secolo l’apogeo del loro splendore. Del resto l’Ordine del Tempio, che aveva coperto il mondo cristiano con le sue chiese ed i suoi castelli, doveva certamente avere ottimi rapporti con architetti e tagliatori di pietra, e quindi è molto probabile che Templari secolarizzati si siano dati  a professioni manuali scegliendo  naturalmente i mestieri con cui erano stati più a contatto anche in seno all’Ordine, ed è altresì probabile che entrando nelle corporazioni muratorie abbiano portato in dote conoscenze, simboli, dottrine, riti e gesti sconosciuti prima.

E potrebbe anche essere plausibile che i presunti documenti trovati dai Templari sotto le rovine del Tempio di Erode riguardassero proprio “le divine leggi dei numeri, dei pesi, delle misure”.

Peraltro è proprio dopo il loro rientro dalla Terra Santa che in Europa fioriscono improvvisamente e in pochi anni le cattedrali gotiche, costruite con una maestria tecnica e architettonica completamente diversa dalle precedenti chiese romaniche. Una dopo l'altra, tra il XII° e il XIII° secolo, sorsero le cattedrali di Sens,  di Evreux, di Rouen, di Reims, di Amiens, di Bayeux, di Parigi, fino ad arrivare al trionfo della cattedrale di Chartres. Esse sono dei veri e propri libri di pietra con lo scopo di  tramandare straordinarie conoscenze che solo poche persone iniziate a simboli ed a codici particolari avrebbero potuto comprendere. Inoltre sono tutte dedicate a “Notre Dame” e costruite su luoghi già considerati sacri al culto della "Grande Madre", simbolo di Gea, la Terra, ritenuto il culto unitario più diffuso prima del Cristianesimo; molti di questi luoghi inoltre sono dei veri e propri nodi di correnti terrestri, ovvero punti in cui l'energia terrestre è molto forte, conosciuti già in tempi antichissimi. Ma le cripte sono legate ad un altro elemento molto misterioso: le "Vergini Nere", statue o bassorilievi che raffigurano appunto la vergine Maria, ma con la particolarità della carnagione scura. Molti hanno visto una relazione tra le statue di Iside, la divinità egizia corrispondente alla dea greca Gea ("la Terra"), che venivano custodite nei sotterranei dei templi egizi, e le Vergini Nere, anch'esse collegate al culto della Terra, diffuso in tutta l'Europa. La stessa Madonna sarebbe la cristianizzazione di questa figura troppo radicata nell'immaginario popolare per poter essere estirpata del tutto. Per questo, i costruttori delle cattedrali gotiche, che erigendo le cattedrali sui luoghi sacri alla Grande Madre si erano dimostrati legati a tale culto, avrebbero colorato in modo diverso il volto della Vergine, affinché coloro che "sapevano" potessero facilmente comprendere di chi si trattasse realmente.

 

 

BIBLIOGRAFIA

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SITI CONSIGLIATI

Il Santo Graal

Enciclopedia dei misteri

Medioevo

Il sacro Graal e la Cavalleria

Studi genealogici e medioevali

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