TRA STORIA E LEGGENDA"...Un
giorno di primavera, nel settimo anno del regno di Uter Pendragon, a Caerlon,
Viviana, sacerdotessa di Avalon e Dama Del Lago, uscì al crepuscolo per
guardare nello specchio magico. Sebbene la tradizione di cui la Dama era
sacerdotessa fosse più antica dei druidi, aveva con loro in comune una credenza
fondamentale: le grandi forze creatrici dell'universo non potevano essere
adorate degnamente in un edificio costruito da mani umane e l'Infinito non
poteva essere contenuto in un oggetto artificiale. Perciò lo specchio della
Dama non era né di bronzo né di argento. Dietro di lei si ergevano le mura
grigie dell’antico Tempio del sole, costruito dagli Splendenti giunti da
Atlantide molti secoli prima. Davanti a lei stava il grande lago circondato da
canne ondeggianti e avvolto nella nebbia che ormai, anche nei giorni più belli,
avvolgeva la terra di Avalon. Ma oltre il Lago c’erano isole e altri laghi, in
quello che veniva chiamato il Territorio dell’Estate. Era in gran parte
sommerso da paludi salmastre; ma al culmine dell’estate gli acquitrini si
prosciugavano e le terre si estendevano fertili. Lì il mare interno
si ritraeva, cedendo ogni anno nuovo spazio alla terra ferma. Un giorno quelli
sarebbero diventati ricchi campi… ma non in Avalon. Avalon era eternamente
circondata dalle nebbie,nascosta a tutti eccettuati i fedeli; e quando gli
uomini andavano in pellegrinaggio al monastero cristiano, il tempio del sole era
per loro invisibile. Quando impiegava la Vista, Viviana riusciva a scorgere la
chiesa che i monaci avevano costruito. Era là da molto tempo.
Secoli prima, così diceva Merlino, un piccolo gruppo di preti era venuto dal
sud, e con loro era giunto il profeta nazareno. La storia diceva che lo stesso
Gesù aveva studiato là nella dimora dei druidi dove un tempo sorgeva il tempio
del sole, e aveva appreso il loro sapere. Anni dopo quando il Cristo era
stato sacrificato, ripetendo il Mistero più antico della stessa Britannia, uno
dei suoi parenti era ritornato, e aveva piantato il bastone nel suolo della
collina sacra, ed il bastone era fiorito trasformandosi nel roveto che fioriva
non soltanto d’estate ma anche nel cuore dell’inverno. Ed i druidi in
ricordo del mite profeta che avevano conosciuto, avevano consentito a Giuseppe
d’Arimantea di erigere, sull’Isola Sacra, una cappella e un monastero in
onore del suo Dio, perché tutti gli Dei sono uno solo. Ma era
trascorso molto tempo. A lungo i cristiani e i druidi avevano vissuto fianco a
fianco; ma poi erano arrivati i romani e avevano sradicato i sacri boschi dei
druidi, accusandoli di praticare il sacrificio umano. La loro vera colpa era
stata quella di esortare il popolo a non accettare le leggi romane. Allora, per
proteggere l’ultimo rifugio della loro scuola, i druidi avevano operato
l’ultimo grande cambiamento rimovendo l’isola di Avalon dal mondo
dell’umanità. Adesso Avalon era celata nella nebbia. Le genti delle Tribù
sapevano dov’era e là andavano a ad adorare. I romani, divenuti cristiani dal
tempo di Costantino, credevano che i druidi fossero stati sconfitti dal Cristo,
e non sapevano che erano ancora vivi e si tramandavano il loro sapere nella
terra nascosta. Se voleva, Viviana poteva vedere con la vista
duplice, perché era la grande sacerdotessa di Avalon. Quando voleva, vedeva la
torre che avevano costruito su Tor, il Monte Sacro dell’iniziazione: una torre
dedicata a Michele, uno degli angeli ebraici la cui antica funzione era domare
il mondo inferiore dei demoni…" Da “Le nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley "Glastonbury Tor"
Avalon, nella tradizione esoterica occidentale è luogo magico per eccellenza, centro dell'esperienza sapienziale dei Celti. I Celti delle isole britanniche credevano infatti che ad Avalon ci fosse una grotta, l'entrata celtica nell'altro mondo, ma, poiché nella tradizione celtica l'anima non muore mai, la grotta rappresenterebbe una porta tra i due mondi, quello reale e quello sovrasensibile. Ad Avalon sarebbe stato trasportato Re Artù dopo essere stato mortalmente ferito nella battaglia di Camlann e qui ancora oggi dormirebbe. Ad Avalon sarebbe arrivato Giuseppe d'Arimatea, in fuga dalla Palestina, insieme ad alcuni compagni, portando con sé il Sacro Graal, il calice nel quale aveva raccolto il sangue di Gesù dopo la Crocefissione e lo avrebbe nascosto in un pozzo. Questo piccolo gruppo di cristiani sarebbe stato accolto abbastanza cordialmente dal re Arvirago di Siluria, fratello di Caractaco il Pendragone, che - si dice - concesse a Giuseppe circa 600 ettari di terra a Glastonbury dove fu edificata una chiesetta. Più tardi fu edificata un'abbazia che fu distrutta quando Enrico VIII, nel corso del XVI° secolo, diede vita alla Chiesa Anglicana, e i grandi monasteri cattolici della Britannia subirono gli attacchi della corona. Il luogo esiste davvero: nell'Inghilterra meridionale, nel "Somerset", si trova un colle, spesso coperto di nebbie e circondato da paludi, tanto da sembrare in certi momenti un'isola, con una enigmatica torre e, al di sotto, i resti dell'abbazia di Glastonbury. L'identificazione della sede dell'Abbazia con la mitica Avalon risale al 1190, quando, nel corso di alcuni scavi, furono trovate una lapide e una bara di legno contenente ossa gigantesche che potevano essere appartenute ad un uomo di oltre 2 metri e, accanto ad esse, altre più piccole. Le ossa, che furono attribuite a re Artù e alla regina Ginevra, furono portate via; il monastero venne poi distrutto. Ma se l' associazione tra Glastonbury e re Artù risale al medioevo, quella tra Glastonbury ed il Sacro Graal è relativamente recente, poiché risale al XIX° secolo, grazie agli "Idylls of the King" di Alfred Tennyson. E poiché in un pozzo di Glastonbury si raccoglieva naturalmente acqua rossastra, l'associazione al sangue di Gesù fu semplice: a giustificazione del fenomeno si disse che Giuseppe d'Arimatea aveva sepolto lì vicino la coppa col sangue di Gesù. Anche se non tutti gli studiosi accettano l'identificazione di Avalon con Glastonbury, preferendo altri luoghi, quali il castello di Peel nell'Isola di Man, sulla verde collina ("Tor") di Glastonbury si sono riuniti secoli di leggende e di folklore. E, in vari modi, tutte queste leggende dimostrano una cosa, che essa è un luogo dove la divisione tra i mondi, quello materiale e quello invisibile, è sottile. Qui si sarebbero verificate strane esperienze che, di volta in volta, sarebbero state interpretate in relazione alle credenze dei tempi. Un essere dell'altro mondo incontrato su questa collina può essere chiamato fata in un secolo, spirito della natura in un altro, ed "ET" in tempi più recenti. La collina, con in cima la sua enigmatica torre, è divenuta un simbolo di Glastonbury. Essa domina la città e il paesaggio circostante ed è il primo segno che indica al viaggiatore l'avvicinarsi di Glastonbury. Mitologia naturale, paganesimo, leggende cristiane, e le idee più recenti circa la vita e l'universo, hanno tutte trovato su questa collina una comoda nicchia. E' come se il "genius loci" fosse uno spirito potente, capace di attrarre e favorire ogni genere di idea. Il luogo è certamente antico. L'archeologia moderna è d'accordo con la leggenda a tale proposito. La leggenda narra che molte migliaia di anni fa, questa collina era una di sette isole, una delle poche terre non sommerse da una grande inondazione. E lo sarebbe stata per secoli, perché le acque dell'inondazione ci misero molto tempo a ritirarsi. Poi rimasero paludi salmastre che al culmine dell'estate si prosciugavano. E infatti "Somerset" , la regione della Cornovaglia in cui si trova, è l'abbreviazione di "Territori dell'Estate", perché l'area d'inverno era inondata e pertanto non poteva essere abitata. La collina era chiamata anche "Ynis Witrin" o "Isola di vetro", collegata al continente solo da una stretta striscia di terra durante la bassa marea. Questo periodo di semi- isolamento può non solo aver preservato al luogo le caratteristiche della natura di un altro mondo e le particolari energie che la caratterizzavano, ma ha anche aggiunto ad esso un'aura di specialità agli occhi della gente. Avalon è forse il ricordo di Lyonesse, un insediamento realmente sprofondato al largo della Cornovaglia, e da molti ritenuto una delle città di Atlantide. Questa origine ne farebbe un importante luogo di rigenerazione e di vita, sia simbolicamente che praticamente. C'è persino chi pensa che il luogo sia stato progettato così da coloro che previdero l'inondazione e che deliberatamente vi infusero una forte energia per farne il nostro collegamento diretto ad un antico mondo perduto. Nel simbolismo archetipico le colline ed i luoghi alti in genere sono considerati come ponti tra la terra e il cielo. Essi rappresentano un legame tra la realtà materiale e le dimensioni invisibili. Gli antichi Celti pensavano ai luoghi posti in alto come a divinità, esseri potenti in un mondo dove tutta la natura era abitata da entità coscienti. L'influenza romana più tardi modificò quell'idea, cosicché non erano più le colline ad essere vive, ma gli dei ad abitarle. La combinazione di queste credenze con le speciali qualità del luogo hanno reso quasi inevitabile che "Glastonbury Tor" sia stato ritenuto la sede di molti strani esseri. Molti ritengono tuttora che questo sia uno dei tanti luoghi in cui le energie della terra sono più potenti e lo dimostrerebbe anche il fatto che dalle epoche più remote sarebbe stato sede di templi. Era certamente un luogo sacro da molto prima dell'arrivo di Giuseppe d'Arimatea. E il potere dell'acqua rossa del pozzo del calice non avrebbe niente a che vedere con il calice, ma deriverebbe dal fatto che essa sgorga da un luogo molto speciale, da una fonte molto profonda che sarebbe in un altro mondo o in un'altra dimensione. Sembra che in tempi remoti sulla sua cima sorgesse un tempio circolare di pietra come quello di Stonehenge (località dell'Inghilterra meridionale, ove si trova la più grande e famosa costruzione megalitica circolare, forse tempio, forse osservatorio astronomico, o entrambe le cose, eretto attorno al 2800 a.C., parzialmente distrutto, risistemato nel 1560 a.C. e, successivamente di nuovo abbattuto). Negli anni '70 del secolo scorso, un veggente avrebbe descritto il luogo come era nel suo lontano passato con queste parole:"La collina nel passato era molto diversa da come la vediamo oggi. C'era un tempio sulla sua cima, come un tempio greco, ma circolare. Aveva un bellissimo pavimento a mosaico che rappresentava uno zodiaco. Era circondato da dodici colonne biancastre. Sotto la pavimentazione c'era una volta. La parte superiore era a forma di cupola. C'erano sette guardiani in abiti blu chiaro. Il tempio era circondato da alberi e da un canale". E il 22.2.2002 gli archeologi Nancy e Charlies Hollinrake della Società Archeologica di Glastonbury annunciano di aver riportato alla luce sulla cima del "Tor" le fondamenta di ciò che assomiglia a un tempio circolare. Se sei interessato a questo argomento visita anche questo sito:
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