Devo dire che ero incerta se inserire questa pagina. Sono sempre stata affascinata dalle origini dell'universo e della vita umana, tuttavia, nel parlare di certi argomenti, se non si è dei geni della scienza, è facile rischiare il ridicolo o l'adolescenziale "Chi siamo, dove andiamo, da dove veniamo?" E a quest'età non è proprio il caso. L'uomo
Che cos'è l'uomo? La conseguenza di un casuale processo materiale che
lo fa parente delle scimmie o il portatore di uno scopo, di un destino
intrecciato con le sorti stesse dell'universo? Nell'attuale dibattito scientifico si va dal darwinismo che conferisce
all'uomo il rango di un primate, seppur di alta classe, alle più recenti
cognizioni della fisica quantistica che lo pongono al centro dei fenomeni di cui
sarebbe l'osservatore. Senza l'osservatore l'universo non esisterebbe.
L'osservatore è necessario perché l'universo esista. Dunque l'uomo sarebbe il
fine dell'universo. Le domande che possiamo farci in merito sono tante e per ora non hanno che soluzioni parziali. Neppure le menti più geniali sanno, forse arrivano a intuire, come i mistici, ma non possono dimostrare. Le origini della vita La biochimica israeliana Iris Fry dell'Università di Gerusalemme, nel suo ultimo libro "L'origine della vita sulla terra - Ipotesi e teorie dall'antichità ad oggi (Garzanti) " cui " la Repubblica" ha dedicato un articolo il 23 ottobre scorso, ripercorre le teorie sulle origini della vita, dal "Genesi" biblico, ai miti greco-romani, alle leggende che ogni cultura si è costruita per spiegarsi la propria origine e quella di ogni cosa che anima il mondo, alla generazione spontanea, sostenuta da molti scienziati finché Luis Pasteur, nella seconda metà dell'Ottocento non la dimostrò destituita di ogni fondamento, al brodo primordiale, ai "viaggiatori alieni" o almeno alle molecole organiche che viaggiano con comete e meteoriti di cui alle teorie del premio Nobel Crick (scopritore, insieme a Watson, della struttura del DNA) e poi dell'astronomo britannico Fred Hoyle. E sembra infine propendere per l'ipotesi avanzata da un chimico tedesco, Günter Wachtershüser, secondo il quale i processi necessari alla formazione dei primi composti organici potrebbero essersi verificati sulla superficie di un minerale, la pirite, in condizioni estreme di calore, pressione, ecc.: dall'inferno della terra primordiale sarebbe partita così la corsa all'evoluzione. E le ultime ricerche sembrerebbero proprio dimostrare che in realtà la vita può formarsi e prosperare anche in condizioni finora considerate avverse. Sono stati infatti scoperti organismi, quasi sempre microscopici, denominati appunto "estremofili" che prosperano in condizioni che si erano sempre considerate inadatte a qualsiasi forma di vita, dai vulcani sottomarini, ai ghiacci polari. Cinquant'anni fa James Watson e Francis Crick chiarivano la natura del Dna, la doppia elica con le istruzioni per la vita che aprì l’era della genetica. Big Bang Ma cosa spiega il Big Bang? Gli scienziati parlano di singolarità, perché le leggi che sostengono il nostro universo e il tempo sono nati dopo l'esplosione. Non ha senso parlare di prima, perché il tempo non c'era. E dio, o comunque un principio primo, nel caso esistesse, sarebbe nel tempo o fuori del tempo? Il nostro futuro è nello spazio "Andare nello spazio, cercare di scoprire parti sempre più grandi dell'universo fa parte del nostro sforzo per diventare immortali. Non ci fermeremo. Noi siamo figli di questo universo, non solo della Terra, di marte o del nostro sistema solare, ma di tutto l'universo. E se siamo interessati a scoprire com'è questo universo è solo perché conosciamo il nostro passato e ci preoccupiamo terribilmente del nostro futuro" . Così Ray Bradbury, il famoso scrittore di fantascienza, autore, tra l'altro, di "Cronache Marziane" e di "Fahrenheit 451", in un'intervista a "La Repubblica" del 2 febbraio 2003, dopo l'esplosione dello shuttle Columbia. MARTE E se il Pianeta X non
si è fatto vedere, avremo un'estate sotto il segno di Marte (ma, tranquilli,
nessun problema). Marte, il
più vicino dei pianeti esterni all'orbita terrestre, si sta
accostando più di quanto sia accaduto da decine di migliaia di anni, offrendoci
inedite vedute della sua superficie. Nel frattempo 4 sonde spaziali
automatiche, una europea, due
americane e una giapponese, stanno per
raggiungere il pianeta. Arriveranno tutte
fra la fine del 2003 e l'inizio del 2004. Sarà
questo l'inizio di una approfondita campagna di esplorazione automatica del
pianeta, in attesa dello sbarco dei primi uomini su Marte,
previsto nel decennio 2015-2025. Le
domande più pressanti che ancora oggi si pongono gli scienziati sono: c'è
abbondante acqua su Marte e in che forma? Esiste la vita? Appena un secolo fa le osservazioni con i grandi telescopi da Terra avevano
generato l'illusione che Marte fosse popolato da una civiltà intelligente,
capace di costruire, su scala planetaria, grandi opere di trasporto dell'acqua
visibili da Terra: i famosi "canali". Basandosi su questa ipotesi
scientifica gli scrittori di fantascienza, a cominciare da
Herbert George Wells, autore del best seller
"La guerra dei mondi" (1898), pubblicarono numerose storie
terrificanti che avevano per oggetto i marziani immaginati come creature mostruose e spietate pronte
a sbarcare sulla Terra per annientarci. Ovviamente
oggi nessuno (o quasi) crede più
ai mostri marziani, ma che possano esistere microrganismi marziani
fra le fredde sabbie del pianeta rosso sono in molti
scienziati a ritenerlo possibile, tanto più che negli ultimi tempi si
sono moltiplicati gli indizi a favore dell'esistenza di acqua sotto forma di uno
strato congelato sub superficiale (permafrost). C'è poi chi ritiene che migliaia di anni fa su Marte non solo ci fosse la vita, ma anche una civiltà avanzata. L'ipotesi
è stata avanzata dopo che in un'immagine
ripresa il 25 luglio 1976 dalla sonda americana Viking 1 nella regione
denominata Cydonia
Mensae è comparso qualcosa che sembra una collina a forma di
"faccia", più o meno umana, del diametro di circa 1.5 km
e intorno altre strutture lineari e regolari, alcune delle quali sembrano
"costruzioni" di forma piramidale. Questa è la tesi sostenuta da Graham Hancock,
Robert Bauval e John Grigsby in L’enigma di Marte, (Corbaccio, Milano
– 1999): i
frammenti di una gigantesca cometa 20.000 anni fa avrebbero bombardato e
"ucciso" Marte. Potrebbe essere stato quel cataclisma a distruggere la
civiltà e la vita su Marte e forse
la non ancora ben identificata civiltà che ha precedentemente abitato la Terra (Atlantide?)
e di cui ormai sembrano esserci diverse prove? Ai confini con la fantascienza
I viaggi nel tempo sono possibili? Sembra che siano teoricamente possibili, anche se ancora manca la tecnologia. Ma il grande scrittore H.G.
Wells, autore de "La macchina del tempo" (1895), uno dei classici
più famosi della storia della fantascienza, disse: "non c'è
differenza tra il Tempo e una qualsiasi delle tre dimensioni dello Spazio,
tranne che la nostra coscienza si sposta lungo di esso." C'è anche una teoria per la quale ogni avvenimento rimane impresso nei luoghi in cui si è verificato. Infatti tutto ciò che avviene colpisce le onde di cui siamo circondati lasciando su di esse un'immagine indelebile che potrebbe essere registrata da opportuni apparecchi che fossero in grado di captare quelle onde. Ci sarebbe una sorta di pellicola che circonda la terra su cui si iscriverebbero tutti gli avvenimenti di questo mondo. Tutto ciò corrisponderebbe a quelle che una certa tradizione esoterica (corrente teosofica) definisce le cronache o archivi akashici, essendo l'akasha, in sanscrito, l'etere. E a questo proposito si è riparlato di recente di Padre Pellegrino Ernetti,monaco
Benedettino, musicista, celebrato storico della musica arcaica, filosofo, che a
partire dagli anni Cinquanta, cominciò a investigare sulla possibilità di
resuscitare il passato e di vederlo come in una sorta di apparecchio televisivo. Teoria di Ogni Cosa o Universi Paralleli? Ci sono scienziati che cercano la TOC (Teoria di Ogni Cosa) che non solo spieghi come è venuto in essere il nostro universo, ma anche perché è il solo universo che potrebbe esistere. Altri sostengono invece che avrebbero potuto esserci altri universi e che forse ci sono infiniti universi, universi paralleli, simili, diversi per qualche particolare, o completamente diversi dal nostro. Se per molto tempo la scienza ufficiale non si è occupata di queste ipotesi, lasciandole alla fantascienza, oggi nuove teorie, come quella dell'iperspazio (spazio geometrico avente più di tre dimensioni.), sono il fulcro dell'attività scientifica e sostengono che dimensioni inesplorate potrebbero essere incredibilmente vicine. Capaci di circondare completamente la nostra realtà e di attraversare lo spazio in cui ci muoviamo, esse sarebbero, tuttavia, al di fuori della portata dei nostri sensi. Per la fisica quantistica c'è assoluta indeterminatezza. L'Universo, senza una mente che lo integri, un osservatore che l'osservi,vagherebbe in un'incerta condizione di irrealtà. Secondo la teoria degli universi paralleli tutti i mondi quantici e alternativi sono reali e coesistono in modo parallelo l'uno all'altro. Ogni volta che ci troviamo di fronte ad una scelta, l'universo si scinde e si scinde anche la nostra mente in due menti distinte, ognuna delle quali va ad abitare in un suo universo. Ovviamente ciascuna delle due menti è convinta di essere unica ed indivisa. Entrambi gli universi sono però reali e in entrambi ci sono osservatori umani che percepiscono solo l'universo in cui si trovano. Quindi tutti noi abbiamo al nostro fianco, vicinissimi, ma assolutamente irraggiungibili, milioni e miliardi di nostri duplicati. Ma se davvero dovessero esserci altre dimensioni parallele a quella che abitiamo, non è affatto improbabile che esistano anche punti di contatto, passaggi da una dimensione ad un'altra. Questa è la tesi sostenuta in "Iperspazio" (Macro Edizioni) da Michio Kaku, fisico teorico, co-fondatore della teoria delle stringhe ( tutto nel mondo deriverebbe da vibrazioni di stringhe, ossia piccoli filamenti di energia). Universi paralleli e viaggi nel tempo E la teoria degli universi paralleli varrebbe anche ad aggirare i paradossi relativi ai viaggi nel tempo cui accennavo sopra. Infatti finora si era pensato che tornando indietro nel tempo avremmo potuto creare degli sconvolgimenti disastrosi nella trama del nostro presente (il futuro di chi torna indietro). Classico l'esempio di chi torna indietro ed uccide un suo antenato: che gli succederebbe? Sparirebbe…? Ma, a quanto pare, scienziati come Kaku potrebbero aver scoperto, sempre teoricamente, come aggirare tali paradossi. In sostanza, come scrive John
Gribbin (astrofisico inglese e divulgatore scientifico autore di una quarantina
di libri molto apprezzati), in "Is time travel possible?", secondo
un'interpretazione della fisica quantistica, ogni volta che un oggetto
quantistico, come un elettrone, è di fronte ad una scelta, il mondo si divide
per permettergli di accettare ognuna delle possibilità offerte. Nell'esempio più
semplice l'elettrone si potrebbe trovare di fronte ad una parete con due buchi,
di modo che potrebbe attraversare un buco o un altro. L'Universo si divide in
modo che in una delle versioni della realtà (un gruppo di dimensioni relative)
attraversa il buco sulla sinistra, mentre nell'altra va attraverso il buco sulla
destra. Ma una teoria per qualche apetto simile l'aveva già sostenuta il rivoluzionario francese, Louis-Auguste Blanqui (1805-1881), che nel volumetto intitolato "L'eternità attraverso gli astri", scritto in carcere nel 1872, teorizza un'infinita serie di terre, simili o anche molto differenti tra di loro, che corrisponderebbero alle successive scissioni della realtà che seguirebbero ad ogni scelta anche minima. Ogni secondo porta ad un bivio costituito dalla strada che si prenderà e da quella che si sarebbe potuto prendere. Ma le due realtà coesistono anche se su piani diversi e infinitamente distanti tra di loro. Esistono infinite possibilità cui corrispondono infiniti mondi paralleli, alcuni simili, con piccole differenze, altri assai diversi. Ognuno di noi ha dei sosia identici e innumerevoli varianti che sono la stessa persona moltiplicata ma che condividono solo dei frammenti dello stesso destino. Esiste un mondo in cui seguiamo una strada che abbiamo disprezzato in questo. La nostra esistenza si sdoppia ad ogni minima decisione e poi si biforca una seconda, una terza, migliaia di volte. Tutto ciò che avremmo potuto essere lo si è altrove da qualche altra parte. Questo vale per le piccole cose, come per le grandi. Pertanto se la teoria degli universi paralleli è valida, lo è anche per la
grande storia: così da qualche parte Napoleone ha vinto la battaglia di
Waterloo, Serse ha sconfitto i Greci, i Mongoli hanno invaso
l'Europa, Cesare non ha passato il Rubicone, i tedeschi hanno vinto la seconda
guerra mondiale, e via di seguito. Nel romanzo dello scrittore di fantascienza Philip K. Dick "La svastica sul sole (The Man in the High Castle - 1961) la seconda guerra mondiale è stata vinta dalle forze dell'Asse, Londra è stata rasa al suolo, l'Africa in mano ai nazisti è ridotta a serbatoio di cavie per esperimenti, gli Stati Uniti sono stati spartiti tra le potenze vincitrici e la costa occidentale, dove si svolge l'azione, è in mano ai relativamente umani giapponesi che pur imponendo la loro cultura e le loro regole nutrono uno sfrenato interesse per i "vecchi" manufatti americani. In questo scenario fa la sua comparsa un romanzo, subito proibito, ma che molti riescono a leggere, dove si racconta che gli Alleati hanno vinto la guerra: ma quale storia vivano realmente i protagonisti? Nelle ultime pagine del romanzo si insinua il dubbio che la realtà sia quella raccontata nel romanzo o forse ci sono più realtà. L'attuale edizione del romanzo ( Fanucci) contiene anche due capitoli completi di un "sequel" che l'autore aveva in progetto ma che non ha mai ultimato, ove si sostiene che i tedeschi inviano un kommando attraverso un punto di connessione e scoprono che esiste un universo parallelo ove la guerra è stata vinta dagli anglo-americani e dai russi che si sono spartiti il mondo, un universo simile per molti aspetti, seppur con qualche discrepanza, a quello descritto nel libro proibito. Incontreremo E.T.? Secondo le teorie scientificamente più accreditate ci sono voluti quattro miliardi di anni per lo sviluppo della vita umana sulla Terra e la nostra civiltà data da appena qualche migliaio di anni. Pertanto è certo che altre "umanità", se ci sono, risultano non solo inaccessibili per la lontananza (se il limite della velocità della luce è veramente invalicabile) ma sfasate nel tempo, le une rispetto alle altre. Per cui è probabile che, nell’universo, ognuno debba restare confinato nel suo angolo, con buona pace della "Fratellanza Rettiliana di Alpha Draconis". E se non fosse così? Se si scoprisse che si può viaggiare a velocità superiori a quelle della luce, se fosse tecnicamente realizzabile il teletrasporto, se esistessero civiltà che hanno superato indenni l'era tecnologica, con l'energia atomica e l'inquinamento, ed esistessero da migliaia o miliardi di anni, se ................................ Ma a prescindere dalle possibilità remote di incontri ravvicinati, sembra che trovare pianeti con caratteristiche simili a quelle della Terra, e quindi favorevoli alla vita, sia solo un problema di tecnologia e nei prossimi anni sia la Nasa che l'ESA, l'agenzia spaziale europea, spediranno nel cosmo telescopi abbastanza potenti da scoprirli. Ma siamo sicuri che la biologia extraterrestre sia simile a quella di casa nostra? Alcuni scienziati ritengono infatti che il punto di vista degli attuali cacciatori di pianeti sia troppo "terracentrico", e che dovremmo capire meglio se la vita possa nascere e svilupparsi in condizioni diverse da quelle terrestri. Per scoprirlo, nel 1999 la Nasa ha creato l'Astrobiology Institute, un centro di ricerca virtuale composto da scienziati dislocati in 15 istituti diversi, i quali, collegati per via telematica, stanno tentando di rispondere alle domande fondamentali della nuovissima scienza dell'astrobiologia: quali sono le origini, l'evoluzione, la distribuzione e il futuro della vita nell'universo. E se gli UFO fossero terrestri? Nel numero di agosto di "Hera" (rivista che si occupa di miti, civiltà scomparse, misteri archeologici), dedicato alle origini esoteriche del Nazismo, c'è un articolo che riguarda gli esperimenti dei nazisti su veicoli di tipo discoidale. E’ un dato di fatto che di oggetti volanti non identificati si comincia a parlarne, non nel 1947, dopo Roswel, come quasi tutti credono, ma durante la seconda guerra mondiale (sembra che in Italia sia stato costituito addirittura un gruppo di ricerca coordinato da Guglielmo Marconi sul fenomeno denominato “aviogetti non convenzionali”), a prescindere da strani oggetti dipinti da artisti medioevali e rinascimentali e interpretazioni (attuali) di antichi scritti. Sappiamo tutti che le conoscenze tecnologiche in campo fisico e aeronautico divennero, in seguito alla sconfitta della Germania, patrimonio degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica, ove immigrarono diversi scienziati tedeschi che avevano lavorato per il terzo Reich. Non potrebbe essere accaduto che i prototipi e i progetti di velivoli discoidali siano stati poi sviluppati da questi due paesi, e fino a che punto? L'articolo qui citato di Pierluigi Trombetti, autore di una tesi di laurea sul substrato esoterico del nazismo (l'argomento è stato studiato da diversi autori a cominciare da Louis Pauwel e Jacques Bergier ne "Il mattino dei maghi" la cui prima edizione uscì nel 1960), sostiene che gli UFO sono sia terrestri che extraterrestri e che i governi lo sanno, ma fanno di tutto per evitare che la notizia diventi di pubblico dominio. Questo perché la tecnologia usata per quei veicoli è basata su un’energia pulita e disponibile in quantità illimitata il cui sfruttamento industriale sconvolgerebbe l’economia mondiale. Durante la seconda guerra mondiale un gruppo di scienziati guidati da Rudolf Schriever, che era anche pilota collaudatore e progettista di aerei sperimentali, riprese le idee dello scienziato austriaco Viktor Schauberger (1885-1958), che aveva realizzato un motore ad aspirazione, arrivando alla realizzazione di velivoli di tipo discoidale. I motori dei velivoli discoidali studiati dai nazisti (che cercarono di sfruttare tecnologicamente antichi concetti basati sulla trasformazione dell’energia cosmica che chiamavano “Vril”) e successivamente perfezionati negli USA, sfrutterebbero un energia naturale e pulita (ciò che non modifica comunque il giudizio sul nazismo e sugli orrori che generò) che, se sfruttata industrialmente, cambierebbe completamente l’economia mondiale. Si legge nell'articolo che “trattandosi di energia pulita e disponibile in quantità illimitate, uno sfruttamento industriale provocherebbe tali ripercussioni sull’economia mondiale che i servizi segreti evitarono allora ed evitano a tutt’oggi di rendere note tali tecniche e sperimentazioni” " …. Esistono sezioni dei servizi segreti inglesi e statunitensi…. che hanno il compito di diffondere false informazioni e confondere l’opinione pubblica”, magari orientandola verso l'ipotesi extraterrestre. |