CIVILTA' PERDUTE L'Atlantide "Il mito di Atlantide tocca una corda particolarmente sensibile dell'essere umano: evoca l'idea della malinconica perdita di qualcosa di meraviglioso, di una perfezione posseduta, nei tempi antichi, dall'uomo. Questo fa leva sulla speranza che molti di noi nutrono nell'inconscio: la speranza, tante volte accarezzata, e tante volte delusa, che, in qualche luogo, e in qualche tempo, esista veramente una terra di pace , di abbondanza, e di giustizia, nella quale noi potremmo essere felici". Così lo scrittore di fantascienza Sprague de Camp (1907-2000). Soggetto di molti libri, film, articoli, poesie, Atlantide ha acceso la fantasia di molti personaggi che hanno dedicato gran parte della loro esistenza allo studio di questo mistero.
Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), fondatrice della Società Teosofica, sosteneva che Atlantide fosse situata nell'Atlantico del Nord e che fosse popolata da uomini altamente civilizzati, la "Quarta Razza" del genere umano, secondo la teoria appresa in un enigmatico e antichissimo libro dal titolo "Le stanze di Dzyan", di cui avrebbe visionato una copia in un monastero tibetano. Il celebre guaritore, profeta e chiaroveggente americano Edgar CAYCE (1877-1945), nelle sue "trance" ebbe molte visioni su Atlantide. Egli era convinto che gli abitanti del continente perduto fossero in grado di sfruttare l'energia atomica e conoscessero anche i principi del volo. La loro civiltà, molto avanzata, sarebbe stata distrutta da catastrofi nucleari. I superstiti sarebbero fuggiti in vari paesi, tra i quali l'America Centrale e l'Egitto. Cayce affermò che Atlantide sarebbe in parte riemersa, nel periodo 1968- 69, nelle vicinanze delle Bahamas . E, per una coincidenza straordinaria, proprio nel 1968 alcuni piloti di aerei fotografarono quelli che sembravano edifici, al largo della costa di North Bimini, nelle Bahamas. Proprio in questa zona successive esplorazioni subacquee hanno rilevato sul fondo marino alcune formazioni che assomigliano a grandi strade, e qualcuno ha accennato a piramidi, cerchi di pietra e mura.
Ad ogni modo prove certe e inconfutabili dell’esistenza della mitica isola di Atlantide citata da Platone nei dialoghi “Timeo” e “Crizia”non ne sono state ancora trovate, ma gli indizi in favore del continente perduto sono tanti. Alla fine dell'ultima era glaciale, tra 15.000 e 8.000 anni fa, i ghiacci si sciolsero e il livello del mare si alzò, l'acqua coprì più di 25.000 chilometri quadrati di terra abitabile alterando radicalmente la forma del mondo. Negli ultimi anni rovine di città sommerse sono state trovate un po' ovunque, dal golfo del Bengala alle coste del Giappone, nel Mediterraneo e nell'Atlantico. Il mare restituirà Atlantide nei prossimi anni? Fino ad oggi è stata cercata un po'
ovunque e sono state
fatte le più varie ipotesi, ma non vedo perché non si debba accettare
quanto ci ha lasciato scritto Platone nel "Timeo", riportando le parole
che un sacerdote della città egiziana di Sais avrebbe rivolto a Solone circa " una immensa
potenza cui la vostra città [Atene] pose termine, la quale violentemente aveva
invaso insieme l'Europa tutta e l'Asia, venendo fuori dal mare Atlantico.
Infatti allora [..] innanzi a quella foce stretta che si chiama, come dite voi,
colonne d'Ercole, c'era un isola. E quest'isola era più grande della Libia e
dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste
alla terraferma di fronte. [..] In tempi posteriori per altro, essendo
succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una
brutta notte [..] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide
similmente ingoiata dal mare scomparve>>.
Dunque una grande isola nell'Oceano Atlantico dalla quale si poteva passare ad altre isole più piccole fino a raggiungere la terraferma di fronte (e cioè il continente americano). Ma la teoria più più accreditata
scientificamente individua il probabile sito di Atlantide nell’isola greca di
Thera (Santorini), dove scavi e ricerche hanno rivelato l’esistenza di una
grande civiltà, la civiltà minoica, che, raggiunto il suo massimo splendore,
cominciò a decadere a seguito di una violenta eruzione vulcanica avvenuta circa
3600 anni fa. All'eruzione, che spaccò in due l’isola, seguirono forti ondate
di maremoto (tsunami) che percorsero tutto l’Egeo abbattendosi con violenza
anche su Creta e sulle altre sponde di quel bacino di mare. Inoltre, secondo
recenti studi, le polveri immesse nell'atmosfera da quell'immane catastrofe,
forse il cataclisma più grave in diecimila anni, sarebbero state capaci,
oscurando il sole, di determinare sconvolgimenti climatici con un notevole
raffreddamento del clima che avrebbe dato origine a gravi carestie. Così
la civiltà minoica, che parrebbe aver raggiunto un livello paragonabile a quella
egiziana, privata della sua arma migliore, la flotta navale, distrutta
dalle onde di maremoto, terrorizzata da quell’immane catastrofe, e forse
danneggiata da sconvolgimenti climatici, rimase ben presto vittima delle
invasioni di altri popoli, tra i quali i greci, che la distrussero. Il ricordo
di quella catastrofe e della fine di una splendida civiltà sarebbe rimasta
nella memoria collettiva e avrebbe dato origine al mito di Atlantide. Andrew Collins in "Le porte di Atlantide" colloca il continente perduto nelle Antille, con il suo centro a Cuba, ove le leggende locali narrano di una remota catastrofe. I superstiti sarebbero poi approdati sul continente americano ponendo le basi per la nascita delle future splendide civiltà dei maya e degli atzechi. Vittorio Castellani in “Quando
l’Europa fu sommersa dalle acque” (edizioni Ananke, 1999) sostiene che
Atlantide corrisponderebbe alla zolla emersa comprendente Gran Bretagna e
Francia come erano tra 10.000 e 7.000 anni a.c. La civiltà dei megaliti, di cui
alcuni trovati anche in zone ora sommerse dalle acque, ne sarebbe l’ultimo
residuo. Alberto Cesare
Ambesi in "Atlantide. Il continente perduto”(edizioni Xenia, pag.113)
ritiene verosimile “che sia esistita una variegata cultura atlantica in
tempi anteriori alla nascita della civiltà egiziana e della cultura greca
arcaica, una cultura …. che si estendeva a macchia di leopardo dall’Europa
settentrionale all’Africa del Nord, dalla Penisola Iberica a talune zone
dell’America Centrale”. Si trattava sicuramente di una civiltà marinara che
raggiunse uno splendore ed un livello “tecnologico” superiore a qualsiasi
altra del suo tempo. Fu distrutta da un cataclisma (probabilmente a causa dello
scioglimento dei ghiacci e conseguente innalzamento del livello dei mari che
pose termine all'ultima glaciazione, tra l'11.000 e l'8.000 a.c.). Per lo studioso Flavio Barbero Atlantide si sarebbe trovata in Antartide. In tempi remoti il clima di quel territorio era temperato, e una civiltà vi ci si sarebbe potuta tranquillamente sviluppare; poi le glaciazioni l'avrebbero completamente distrutta (l'ipotesi é esposta nel volume Una civiltà sotto il ghiacci, 1974). Comunque sia, se Atlantide è esistita è possibile che i sopravvissuti al cataclisma siano migrati in altre zone dando l'avvio a nuove civiltà. E’ dimostrato che in popolazioni tra
loro distanti, geograficamente e culturalmente, si ritrovano le stesse leggende
(es., il diluvio universale), conoscenze scientifiche analoghe e molto
progredite ( poi perdute e riscoperte a partire dal XVI° sec. della nostra
era), costruzioni quali piramidi e megaliti. Ma il racconto di Platone fa presumere
anche l'esistenza di una civiltà ateniese contemporanea di Atlantide. Dice
infatti che quest'ultima fu sconfitta dagli ateniesi 9000 anni prima di
Platone (Castellani riporta la data a 5600 anni prima di Platone, sulla
base dell’epoca in cui ritiene si sia verificato
l’evento catastrofico poi rimasto nella memoria dei popoli come diluvio
universale, ovvero la fine dell’ultima glaciazione).
E’ possibile una fiorente civiltà ateniese a quell’epoca? Finora non
ne sono state trovate tracce. I ritrovamenti di quell’epoca sembrerebbero tipicamente
neolitici. Ma il diluvio universale (fine dell’ultima glaciazione) potrebbe
essere stato talmente catastrofico da distruggere tutto quanto c’era. Oppure
si è trattato di un altro tipo di catastrofe? Se il mare si alzasse di 100 metri, come
sembra sia avvenuto, le città costiere andrebbero perdute, ma
scomparirebbe completamente la nostra civiltà? Non credo. Certamente le
ripercussioni sarebbero enormi, ma non al punto che della nostra civiltà non
rimanesse niente. Ma per quelle antiche civiltà marinare
che avevano i principali centri sulle coste, fu la fine, anche se non è
credibile che ciò sia avvenuto in una sola notte, come narra Platone, almeno di
non ipotizzare la caduta di un grosso meterorite o una catastrofe atomica. A mio parere la prima ipotesi è più
probabile, anche se non mancano gli estimatori della seconda la quale
comporterebbe che Atlantide e Atene di 9000 o 5000 anni fa conoscessero
l’energia dell’atomo. Ha scritto Frederick Soddy (premio Nobel per la
chimica nel 1921) ne “L’Interpretazione del Radium”: “Io penso che siano
esistite nel passato civiltà che hanno conosciuto l’energia dell’atomo e
che un cattivo uso di questa energia le abbia completamente distrutte.” Personalmente
sono propensa a credere che, in qualche modo, una civiltà primigenia, molto anteriore a
quelle storicamente conosciute, sia esistita ed abbia dato origine a tutte le
altre.Qualcosa deve essere veramente accaduto in un tempo lontano di cui
l’umanità non ha più memoria storica.
Inoltre
se l'homo sapiens esiste da almeno 100.000 anni, appare per lo meno strano che
la civiltà sia improvvisamente fiorita circa 6000 anni fa dopo un silenzio
durato 94.000 anni.
Giorgio
de Santillana e Hertha von Dechend ne "Il Mulino di Amleto", testo
apparso negli Stati Uniti nel 1969 e in Italia nel 1983, sostengono, cambiando completamente
il nostro sguardo sul pensiero arcaico,
che il mito nasconde sempre fatti storicamente avvenuti.
Del resto già il filosofo greco Aristotele riteneva che ripetuti diluvi e altri disastri naturali avessero riportato ripetutamente il genere umano agli inizi della propria storia. E infine una domanda: cosa accadrebbe se la nostra civiltà perisse e rimanessero pochi superstiti? Certamente tra questi ultimi ci sarebbero anche scienziati, tecnici e comunque persone di elevato livello culturale. Cosa farebbero costoro per tramandare ai posteri la loro conoscenza e magari per avvertirli di possibili future catastrofi determinate dal cattivo uso di energie o dal ripetersi di eventi catastrofici ciclici? Potrebbero cominciare a trasferire le loro conoscenze ai più giovani tra i sopravvissuti, scegliendoli tra i più adatti intellettualmente, e questi a loro volta le tramanderebbero ad altri ancora. E magari costituirebbero delle società esoteriche dove le conoscenze si trasmettono tra adepti individuati per cooptazione. E se questo fosse veramente avvenuto a
partire da un lontano passato e fosse continuato nei secoli e
nei millenni fino ad oggi? Certamente nel trasferimento delle conoscenze attraverso i secoli
qualcosa sarà andato perduto o si sarà corrotto. Ma è solo un caso che i grandi
scienziati, gli inventori, gli scopritori di nuovi mondi, ma anche alcuni
condottieri e politici, sembrano aver avuto contatti con società
esoteriche? NUOVE TEORIE Recentemente il giornalista Sergio Frau nel libro “Le Colonne d’Ercole. Come quando e perché la Frontiera di Heracles/Milquart, dio dell’Occidente slittò per sempre a Gibilterra”, edizioni Nuer Neon, ricollocando le colonne d'Ercole tra la Sicilia e Malta, sostiene che Atlantide non è che la Sardegna . A proposito di teorie originali segnalo anche quella dell' ingegnere nucleare Felice Vinci che, nel libro "Omero nel Baltico" edizioni TecaLibri, sostiene che il reale scenario dell'Iliade e dell'Odissea è identificabile non nel mar Mediterraneo,ma nell'Europa settentrionale.
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