I Celti

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E' esistito veramente un popolo celtico? Sicuramente no, se pensiamo ad un popolo su un territorio ben definito,con una lingua comune, un ordinamento giuridico, un sovrano o comunque un capo riconosciuto.

Si trattò invece di una stratificazione di popoli diversi, forse, ma non è certo, di origine indoeuropea, che si fusero insieme con un lento processo durato più di mille anni, in un periodo che si può situare tra il terzo e il secondo millennio avanti Cristo.Questi popoli giunsero a estendere il proprio dominio sulla quasi totalità dell'Europa, dall'odierna Ungheria fino alle coste occidentali dell'Europa, ma rimasero lontano dai riflettori della storia sino al IV° secolo avanti Cristo quando, valicate le Alpi, si riversarono  improvvisamente sui grandi stati mediterranei. 

Essi non si davano il nome di Celti, né parlavano celtico, ma si reputavano Brettoni, Irlandesi, Inglesi o Gaelici e prima dell'invasione romana probabilmente si definivano come gente di questa o di quella tribù. 

Tuttavia condividevano una cultura, dei riti, una mitologia, una filosofia naturale legata alla madre terra ed erano governati dai re e dai saggi, i druidi.

I Druidi

Il termine druido deriva da dru = molto e wid= vedere, ossia veggente,  o da dru= molto e vidu =albero, ossia uomo albero, forse per ricordare l'usanza dei sacerdoti celti di celebrare i riti sacri nelle radure.

Figura quasi mitologica, il druido era molto di più di un semplice sacerdote, infatti, oltre a fare sacrifici e leggere i presagi, il Druido era  un giudice, un saggio, un poeta , una guida, un maestro.

Poco ci resta della sapienza che si sono tramandati di generazione in generazione queste figure portanti della tradizione celtica, sia perché si trattava di una sapienza tramandata oralmente, senza nulla di scritto che potesse resistere al tempo, sia perché i cristiani hanno contribuito a  far scomparire tutto, insabbiando le conoscenze

Ogni Druido per diventare tale seguiva un particolare cammino spirituale che durava tutta la vita e che comprendeva l'iniziazione, un insieme di prove dure ed estenuanti per il fisico, studi di magia, biologia e botanica, soprattutto in ordine all'utilizzo delle erbe curative,  nonché conoscenze astronomiche notevolissime paragonabili quasi a quelle egizie, tanto che c'è chi sostiene l'esistenza di un antenato comune, quello che i Celti chiamavano il popolo della dea Dana, una civiltà comparsa dal nulla e scomparsa nello stesso modo.

Il calendario celtico

Giulio Cesare nel suo " De Bello Gallico" ci narra che i Celti contavano il tempo segnando le notti passate da un dato evento e non i giorni come facciamo noi.  Essi, inoltre, dividevano l’anno in due sole stagioni: la stagione dei mesi neri (l’inverno) e quella dei mesi luminosi (l’estate). 

Le principali festività erano le seguenti:

Samhain (la notte che precede l'alba del 1° Novembre) era la festa più importante dell'anno celtico, la festa sacra per eccellenza. Gli antichi Celti che abitavano in Gran Bretagna, Irlanda e Francia festeggiavano l'inizio del Nuovo Anno il 1° Novembre,  quando finiva la "stagione calda" e iniziava la "stagione delle tenebre e del freddo".La notte tra il 31 ottobre e il 1° Novembre, chiamata la notte di Samhain, era il momento più solenne di tutto l'anno druidico. Era considerata la notte in cui le porte dell'Altromondo si schiudono permettendo il transito tra i due piani della realtà. A Samhain il tempo umano veniva sospeso dall'intervento del Sacro e questo rendeva possibile  l'intrusione del fantastico nel reale. I Celti credevano infatti che alla vigilia di ogni nuovo anno (31 Ottobre) Samhain, Signore della Morte, Principe delle Tenebre, chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti e temevano che in tale giorno tutte le leggi dello spazio e del tempo fossero sospese, permettendo al mondo degli spiriti di unirsi al mondo dei viventi. Così nei villaggi veniva spento ogni focolare per evitare che gli spiriti maligni venissero a soggiornarvi. I Druidi si incontravano sulla cima di una collina, in una foresta di querce (albero considerato sacro), per accendere il Nuovo Fuoco e offrire sacrifici di sementi e animali. Danzando e cantando intorno al focolare fino al mattino, si sanciva il passaggio tra la stagione solare e la stagione delle tenebre. Quando il mattino giungeva, i Druidi portavano le ceneri ardenti del fuoco presso ogni famiglia che provvedeva a riaccendere il focolare domestico. Spegnere il fuoco simboleggiava che la metà oscura dell'anno (quindi la morte) stava sopraggiungendo, mentre l'atto di riaccenderlo era simbolo di speranza e di ritorno alla vita.

Su questa remota tradizione di origine celtica e pertanto pagana, che si perde nella notte dei tempi, si è instaurata poi, in epoca cristiana, la festa di "Ogni Santi", in inglese "All Hallows' Even" (even= sera, vigilia),poi abbreviata in "Hallow-e'en" ed infine in "Halloween". Gli immigrati irlandesi portarono questa tradizione negli Stati Uniti, dove è diventata la notte dei travestimenti e del famoso "Trick or Treat" (scherzetto o dolcetto) che ormai è divenuta popolare anche da noi, come tutto ciò che proviene o si crede provenire dagli Stati Uniti.Ecco quindi che anche da noi i negozi si riempiono di costumi e maschere più o meno terrorizzanti e compaiono le zucche intagliate come una testa dal classico ghigno satanico. Tuttavia mi ricordo che anche da noi, quando ero bambina e di Halloween non si sapeva niente, usava intagliare le zucche a forma di testa. Ci si metteva dentro una candela e si lasciavano in luoghi bui, soprattutto sulle scale, con l'intenzione di spaventare chi entrava. Non conosco però le origini di questa tradizione, poi dimenticata,né se fosse collegata ad un giorno particolare dell'anno.

Imbolc (la notte che precede l'alba del 1° Febbraio) era la festa delle greggi. Quando alle pecore monta il latte il peggio dell'inverno sta passando. Corrisponde ai "Lupercales" romani, festa della fertilità e di purificazione dalle "impurità" dell'inverno. Con il cristianesimo la Festa di Imbolc non scompare, ma viene  assorbita dalla festa cristiana della Candelora.

Il suo significato etimologico è incerto. Potrebbe venire da Oimelc (  = lattazione degli agnelli) o da Imbolg ( = nel grembo, per indicare il risveglio della Natura tutta nel grembo della Terra ) o ancora da "Imb-folc" (=grande pioggia, per indicare un significato molto profondo di purificazione dalle asperità invernali e in generale rinascita che inizia a manifestarsi concretamente.).
Imbolc è la festa della luce che inizia a manifestarsi, comprovata dall'allungarsi graduale delle giornate, sebbene l'inverno sia ancora rigido.

Imbolc è una delle quattro "feste del fuoco", così dette per il fatto che i Celti erano soliti accendere dei fuochi rituali. In questo caso il fuoco è visto come "portatore di luce" trovandoci nel periodo in cui la luce inizia a prolungare la sua permanenza sulla Terra, apportando benefici alla Natura tutta e promuovendone il lento risveglio dopo l'Inverno. 
Le donne solitamente si riunivano per celebrare la Dea della Luce, Brigit (da "breo" = Fuoco), definita anche la "Dea del Triplice Fuoco", patrona di poeti, guaritori e fabbri.
Brigit è la figlia del Dio Dagda, ed è colei che si occupa della tradizione. Per i Celti la poesia stessa era considerata un'arte sacra che si fondeva completamente con il rito e la magia.
Grazie alla protezione di Brigit si svolgevano inoltre i misteri dei Druidi, accompagnati da sacri rituali e dalla magia.

Le case venivano purificate tramite l'accensione di candele bianche (ricordiamo che il colore bianco è sinonimo di purificazione. Tale colore contiene l'intero spettro della luce e aiuta a stimolare la creatività e la ricerca spirituale). Da questo antico rituale è derivato il nome "Candelora" sopravvissuto anche nel Cristianesimo.

Significato esoterico

Nell'anno magico esoterico Imbolc è la celebrazione del Rinnovamento Profondo, della Purificazione più sublime, della Rinascita materiale e spirituale.

Quindi il significato principe di Imbolc è quello di presiedere alla più importante purificazione che l’iniziato compie durante il proprio cammino spirituale. Esiste un’antichissima tradizione che associa il mese di Febbraio alla purificazione, il nome latino stesso del mese februarius (da februare) significa purificatorio, dedicato alla purificazione, e la Festa di Imbolc, ovvero La Candelora, è la massima festa dedicata alla purificazione.

La purificazione profonda è un momento importantissimo è come l’inizio di una nuova vita, una rinascita che tocca tutti i settori della vita e che libera la persona dal peso doloroso delle negatività che bloccano la strada per la felicità e per la propria realizzazione.

Beltain (la notte che precede l'alba del il 1° Maggio) è la festa dedicata al "Fuoco di Bel" come dice il nome, che richiama il Belenus Gallico, dio della Luce, segna la fine dell'Inverno e l'inizio dell'estate e per un popolo guerriero come i Celti segnava anche l'inizio delle scorrerie e delle glorie d'armi.

Lughnasadh (la notte che precede l'alba del 1° Agosto) è la festa dell'Estate detta anche "assemblea per Lug". Durante i giochi e i banchetti in onore del Dio Lug avvenivano scambi commerciali e promesse di matrimonio. Lughnasadh era soprattutto il periodo delle assemblee plenarie del popolo, momento in cui venivano dibattute le cause ed emessi i verdetti.

Oltre a queste quattro festività principali i Celti celebravano i due solstizi e i due equinozi.

Otto feste in tutto quindi, le quattro tradizionali, più i due solstizi e i due equinozi, distanti un mese e mezzo l'una dall'altra, per celebrare le otto stazioni percorse dal sole 

; otto giornate magiche, cariche di energia sovrannaturale, durante le quali i cancelli che separano questo dall'altro mondo si socchiudono fino a permettere una comunicazione fra uomini e dei.
I Celti compivano i loro riti all’aperto, in radure di boschi o presso le fonti; consideravano sacri la quercia, il faggio e soprattutto il vischio. I druidi, loro sacerdoti, non solo compivano i riti, ma erano considerati guaritori, astrologi, indovini. Durante i riti si compivano sacrifici di animali e talvolta anche sacrifici umani. 
L’amore per la natura era così forte tra i popoli di origine celtica che le principali festività celtiche tenute in onore della natura e delle forze pagane che vivevano in essa sono giunte sino a noi sopravvivendo a secoli di persecuzione, prima da parte dell’esercito Romano e poi della chiesa Cattolica.  Ma sia l'uno che l'altra, capendo quanto queste feste fossero profondamente radicate, cercarono di incorporarle e farle proprie, come si può capire dalla tabella sotto riportata, ove sono indicate le otto festività celebrate dai Celti e, almeno per quanto riguarda solstizi ed equinozi, da tutti i popoli del Nord Europa, le corrispondenti festività romane  e poi cristiane, le date corrispondenti o almeno molto vicine :

Nome celtico Nomi successivi Data  Evento
Samhain Halloween, Vigilia di Ognissanti 31 ottobre Inizio dell'anno - Ognissanti
Yule Saturnali, Dies natalis solis invicti, Natale  21 - 25 dicembre Solstizio d'inverno - Natale
Imbolc, Oimelc Lupercali, Candlemas, Candelora 31 gennaio  - 2 febbraio Inizio della primavera - Candelora 
Eostare Equinozio 21 marzo Equinozio di primavera
Beltain Calendimaggio 30 aprile Inizio dell'estate
Midsummer's eve Giorno di San Giovanni  21 - 24 giugno Solstizio d'Estate - Festa di San Giovanni 
Lughnasadh Festa del raccolto 31 luglio Inizio dell'autunno
Harvest Home Michael Superno 21 - 29 settembre Equinozio d'autunno - Festa di San Michele

Il sincretismo cristiano  che si appropria  delle festività dei popoli pagani, riconoscendo quanto queste fossero troppo radicate per essere estirpate, è ben evidente anche nella tradizione del Natale che si ricollega alle feste per il solstizio d'inverno, celebrate da tutti i popoli nordici e poi anche dai romani.

IL SOLSTIZIO D'INVERNO E LA RINASCITA DEL SOLE - Un'antica tradizione dei popoli del nord 

L'equinozio di primavera -  I culti primaverili in onore della Dea  Eostre - Le antiche origini della Pasqua

Il solstizio d'estate

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